Chi dorme non piglia pesci?

Io direi che chi dorme ha più risorse ed energie durante il giorno, un sistema immunitario efficace, maggiore attenzione e concentrazione e più risposte adeguate alle avversità quotidiane. Quando si diventa genitori in parte ci si aspetta che anche la nostra vita notturna subirà delle variazioni, qualcuno ci ha informato (terrorizzato è il temine più appropriato) che durante i primi mesi il piccolo potrebbe svegliarsi spesso per questioni fisiologiche. Ma se la situazione persiste anche successivamente?

Si possono aumentare le dosi di caffeina giornaliera, d’accordo ma pur non considerando gli effetti indesiderati sul nostro organismo alla lunga questo non basta. Se passano settimane, mesi di mancato riposo ci si ritrova a dormire nei momenti e nei luoghi meno opportuni e nelle posizioni peggiori. Siamo irritabili e tutto appare più faticoso e intenso, i nostri pensieri lo sono e a loro volta contribuiscono a alimentare il nostro malessere. Si è meno efficienti sul lavoro, attenti alla guida e proattivi nella vita sociale in genere. Altro capitolo poi andrebbe dedicato agli effetti sulla relazione di coppia..

Tra le cause che concorrono al presentarsi di stati d’ansia e depressione vi è la deprivazione da sonno. Il realtà questo semplice bisogno cela una vera e propria attività molto complessa a livello cerebrale. Il sonno presenta un’alternanza ciclica e regolare di fasi, la Non-Rem che si alterna alla fase Rem, quella in cui si riposa profondamente e si sogna. Per un adulto sono necessarie in genere almeno una sequenza di quattro cicli di sonno che tradotto in termini di tempo significa otto ore che ci permettono di raggiungere un riposo adeguato. Ci sono poi i dormitori da competizione (Cit. P. Villaggio) che necessitano di cinque cicli, dieci ore di sonno..un vero e proprio letargo!

E’ nello stadio quattro che avviene il rilassamento più profondo al sonno senza sogni, chiaramente raggiungere questa fase è fondamentale per il benessere dell’individuo. Il sonno dei bambini è diverso da quello degli adulti almeno fino ai quattro anni d’età, solo due cicli, fasi più brevi, e una maggiore presenza di sonno REM o sonno attivo alla nascita che gradualmente dimuniusce con il passare dei mesi.  Anche per questo motivo il loro riposo è spesso caratterizzato da numerosi risvegli e da difficoltà di addormentamento. Non si tratta solo di esigenze fisiologiche di crescita ma anche di una immaturità del sistema nervoso che rende i normali passaggi di sonno da una fase all’atra più difficili da superare.

Questo non significa che per i prossimi cinque anni si dovrà rinunciare al riposo e neanche che si renda necessario applicare il “metodo Estivill” ( metodo che di scientifico ha ben poco) in cui si ignora il pianto del bambino durante i risvegli o l’addormentamento in maniera sistematica e crescente in attesa che questo comportamento disfunzionale (il pianto..??!!) nel tempo si estingua. Oltre ad essere una pratica ancora suggerita da alcuni pediatri, è nel pensare comune che a volte risiede questa logica: se ignoro il pianto e il malessere del bambino contribuisco in qualche modo alla sua educazione o all’insegnamento delle regole. In realtà questo può essere accettabile nella misura in cui il pianto è transitorio e lieve, diverso è un pianto duraturo, che cresce di intensità travolgendo emotivamente il bambino. Infatti forti reazioni possono spaventare il bambino che non comprende cosa effettivamente stia accadendo dentro di lui e l’assenza di reazione del genitore in un’ottica di contenimento ne amplifica paure e insicurezze. Schemi comportamentali di questo tipo ripetuti nel tempo, possono concorrere allo stabilizzarsi di insicurezze e ansie nel bambino anche nella futura vita adulta.

E’ importante tener presente che il bambino può spaventarsi delle proprie reazioni emotive incontrollate, così come accade se esposto a forti e inadeguate reazioni da parte degli adulti. Dunque se i nostri bambini non riposano bene, o non riposano affatto è opportuno considerare le nostre risposte ai loro comportamenti sia diurni che notturni,  perchè le stesse possono contribuire a ostacolare l’acquisizione di di alcune autonomie da parte del bambino come anche l’autonomia nel sonno. Con adeguati interventi è possibile aiutarlo a riposare di più e meglio con un impatto notevole anche sulla qualità del sonno dei genitori. I bambini non sono degli adulti in miniatura e non possiamo certo trattarli come tali ma hanno bisogno di essere sostenuti, guidati e contenuti durante il pecorso di crescita, il nostro aiuto dovrà nel tempo ridursi in armonia con l’acquisizione delle autonomie.